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Il Piano Transizione 4.0 è un punto di partenza per molte aziende che vogliono innovare i propri processi produttivi. Siamo un paese con una forte presenza manifatturiera, caratterizzata però da una moltitudine di PMI e realtà industriali che scontano ancora un ritardo nella digitalizzazione dei processi produttivi e gestionali. Il Digital Economy and Society Index 2022, elaborato dall’Unione Europea, ci colloca al 18esimo posto nel grado di digitalizzazione dell’economia e della società.

Per recuperare questo gap che da tempo rallenta il nostro sviluppo, a partire dal 2016 il Governo ha introdotto diversi incentivi e agevolazioni che sono confermati anche per il 2023. Vediamo cosa prevede il Piano Transizione 4.0 e la sua proroga fino al 2025.

Transizione 4.0: cos’è?

Il Piano Transizione 4.0 indirizza la politica industriale italiana verso l’interconnessione e l’automatizzazione dei processi di produzione attraverso l’uso delle nuove tecnologie digitali. Varato nel 2020 dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), a seguito del precedente Industria 4.0, incentiva sia gli investimenti in tecnologie sia le attività di Ricerca&Sviluppo e formazione.

In sintesi, si applica lo strumento del credito di imposta

  • ai beni strumentali materiali 4.0 di cui all’allegato A alla legge n. 232/2016;
  • a beni strumentali immateriali 4.0 di cui all’allegato B alla legge n. 232/2016;
  • ai beni materiali e immateriali “ordinari”;
  • alle attività di Ricerca, Sviluppo e Innovazione 4.0;
  • alle attività di formazione 4.0.

Chi può richiedere i fondi nel 2023

L’obiettivo delle misure è traghettare l’intero sistema produttivo italiano verso una digitalizzazione diffusa, efficace e sostenibile. In linea teorica tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato possono richiedere le agevolazioni. Nel caso di esercenti di arti e professioni, imprese agricole e marittime gli incentivi si limitano però ai beni “ordinari”.

Vengono invece escluse le aziende in stato di liquidazione, fallimento, concordato oppure se destinatarie di sanzioni interdittive oppure non in regola con la sicurezza dei luoghi di lavoro o con gli obblighi contributivi.

Transizione 4.0: la legge di Bilancio

Se in questi anni la digitalizzazione delle imprese italiane è stata spinta dai fondi 4.0, proprio la legge di Bilancio 2022 ha ridotto le aliquote di contributo. Occorre però guardare oltre la singola percentuale e valutare come nel tempo è cambiata l’erogazione delle agevolazioni.

Iperammortamento e superammortamento sono stati sostituiti dal credito di imposta, allargando il numero di aziende potenzialmente interessate. È stato inoltre ampliato l’orizzonte temporale con la proroga fino al 2025 del credito di imposta per beni materiali e immateriali 4.0 (non però per i cosiddetti beni “ordinari”).

Transizione 4.0: incentivi e fondi 2023

Il Piano di Transizione 4.0, proseguendo il precedente, entra nel suo sesto anno. Un percorso che ha visto diversi aggiornamenti per condurre nella rivoluzione digitale non solo il settore manifatturiero ma l’intera catena di valore del sistema economico italiano.

Rispetto al 2021, con la legge di Bilancio 2022 è stata definita una proroga fino al 2025 degli incentivi. Di seguito alcune indicazioni su cosa è stato prorogato e in che misura.

Credito d’imposta beni strumentali materiali 4.0

  • 20% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 10% per investimenti tra 2,5 e 10 milioni di euro;
  • 5% per investimenti tra 10 e 20 milioni di euro.

Il credito può essere esteso fino al 30 giugno 2026 se entro il 31 dicembre 2025 sia stato accettato l’ordine dal venditore e sia stato pagato per almeno il 20% il costo di acquisizione.

Credito d‘imposta beni strumentali immateriali 4.0

  • 2023: 20% (50% per tutto il 2022) per investimenti fino a 1 milione di euro;
  • 2024: 15% per investimenti fino a 1 milione di euro;
  • 2025: 10% per investimenti fino a 1 milione di euro.

Come per beni materiali, vale l’estensione al 30 giugno 2026 alle condizioni sopra riportate.

Credito d’imposta Ricerca, Sviluppo e innovazione

La proroga del Piano Transizione 4.0 vale anche per gli investimenti in Ricerca & Sviluppo, con un’estensione fino al 2031. Dal 2023 la percentuale applicata è del 10% per un ammontare massimo annuo dell’investimento fino a 5 milioni di euro.

Il 10% di aliquota si applica anche all’”Innovazione tecnologica e design e ideazione artistica”, con un tetto di spesa annuo fissato a 2 milioni di euro, che passerà al 5% nel biennio 2024/2025.

Cosa sono i beni materiali e immateriali 4.0

Una prima distinzione riguarda i beni 4.0 da quelli ordinari. Da un punto di vista normativo, gli “ordinari” sono tutti quelli esclusi dagli allegati A e B della legge di Bilancio 2017 e successiva integrazione nel 2018.

Entrando nello specifico degli strumenti propriamente 4.0, si tratta di beni che aiutano a digitalizzare un’impresa migliorandone l’assetto tecnologico. Il punto fondamentale, dunque, è l’impatto tecnologico positivo che portano nella digitalizzazione di processi produttivi o di innovazione.

Nel caso dei beni materiali 4.0, ad esempio, sono strumenti computerizzati dotati di sensori che possono trovare applicazione nella robotica, nella meccatronica e in altri ambiti high-tech. Macchine e macchinari, inoltre, devono possedere dei requisiti specifici come l’interconnessione con sistemi informatici dedicati alla produzione o alla logistica. Dettagli e requisiti sono contenuti nell’allegato A.

Software, applicazioni, framework e piattaforme digitali rientrano invece nei beni immateriali 4.0. Anche in questo caso vale il principio che vengano acquistati con l’obiettivo di ottenere un miglioramento tecnologico dell’impresa.

Per fare qualche esempio, è possibile richiedere gli incentivi nel caso di

  • software e applicazioni per la gestione e il coordinamento della produzione e della gestione aziendale
  • soluzioni innovative legate all’IoT e/o il cloud computing
  • software, piattaforme e applicazioni di realtà virtuale e virtual industralization
  • software, piattaforme e applicazioni per industrial analytics

Maggiori dettagli su tutte le soluzioni digitali ammissibili ai fondi sono disponibili nell’allegato B.

Come richiedere il credito d’imposta Transizione 4.0

Stabilito che l’investimento tecnologico rientra tra quelli agevolati dallo Stato, occorre seguire una procedura per ottenere i crediti di imposta Transizione 4.0. Rispetto al recente passato, il primo passo è inviare una comunicazione al MISE dove si esprime la volontà di richiedere le agevolazioni.

Le aziende sono poi chiamate a presentare una perizia tecnica, stilata da un ingegnere o un tecnico accreditato, che dimostri che i beni acquistati siano effettivamente 4.0 (dunque inclusi negli allegati A e B di cui sopra). In alternativa, è possibile produrre un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato. Nel caso in cui il costo unitario dei beni sia inferiore a 300.00 euro è sufficiente invece una dichiarazione rilasciata dal legale rappresentante dell’azienda.

Da non dimenticare poi che nelle fatture va indicato esplicitamente la normativa applicabile al caso specifico, che varia in funzione dell’anno di investimento. Ad esempio, nel 2022, la dicitura in fattura è la seguente:

Bene agevolabile ai sensi dell’art. 1, commi da 1054 a 1058-ter della legge 178/2020, così come modificata dalla legge 234/2021 Art.1, comma 44.

Occorre infine conservare tutta la documentazione che provi le spese e i costi sostenuti.

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