Su queste pagine abbiamo già trattato del rapporto tra la contabilità e gli ERP di nuova generazione: focus dell’articolo di oggi sarà invece quello di chiarire i concetti di contabilità generale e analitica, sopratutto identificandone le differenze e gli scopi diversi.
La Contabilità è un elemento essenziale dell’operatività giornaliera di tutte le realtà aziendali: oltre ad assolvere determinati obblighi imposti dalla legislazione italiana, offre importanti indicazioni sullo stato di salute dei conti e sulle performance dell’impresa.
Da qui scaturisce la necessità per le imprese di poter gestire in maniera semplice, automatica e quanto più sicura possibile i processi della contabilità aziendale.
Su queste pagine abbiamo già trattato del rapporto tra la contabilità e gli ERP di nuova generazione: focus dell’articolo di oggi sarà invece quello di chiarire i concetti di contabilità generale e analitica, soprattutto identificandone le differenze e gli scopi diversi.
La Contabilità Generale è una pratica obbligatoria ai fini di legge per una corretta tenuta delle scritture contabili, necessarie per calcolare le imposte e per la redazione del bilancio di esercizio, utile a tracciare l’andamento generale dell’azienda. Centro di interesse per la contabilità generale è l’attività e le performance passate: normalmente prende in considerazione tutte le attività dell’anno precedente, le cui scritture andranno a suddividersi nelle diverse voci del bilancio di esercizio, ripartite in base alla loro natura.
Data la natura ‘storica’ della contabilità generale, poiché le informazioni che produce si riferiscono all’anno precedente, i dati che fornisce hanno un uso limitato, in quanto arrivano diverso tempo dopo rispetto ai fatti di gestione che li hanno scaturiti.
Le informazioni prodotte da questo tipo di contabilità sono esclusivamente economiche e finanziarie, poco o nulla possono riferire sull’efficienza dei processi o su cosa sia migliorabile in azienda.
Un’altra considerazione importante è che, essendo obbligatoria per legge, deve rispondere a criteri e limitazioni precise nella sua esposizione: le regole civilistiche imposte dal legislatore riguardano la redazione dello stato patrimoniale, del conto economico, del rendiconto finanziario e della nota integrativa.
La Contabilità Analitica si configura invece come una pratica parallela a quella della contabilità generale: non esiste una norma che la imponga e non ci sono regole scritte per la sua redazione, permettendo quindi un certo grado di libertà nella forma di reportistica adottata. Le informazioni che produce non sono ‘ufficiali’ e sono rivolte esclusivamente ai soggetti interni all’organizzazione aziendale, di solito Manager, Quadri e Direzione Generale.
Obiettivo della contabilità analitica è quello di rispondere a specifici bisogni informativi: combinando infatti dati di tipo economico e finanziario con i KPI aziendali, permette di verificare l’andamento di un prodotto, di una linea di prodotti o di un reparto, scomponendo ogni ramo o attività aziendale nei centri di interesse più significativi per l’impresa.
I dati che fornisce permettono quindi di identificare quali attività, settori o prodotti generano margini, quelle che sono in negativo o le cui performance sono troppo scarse.
Un’ulteriore differenza consiste nel fatto che la Contabilità Analitica non si limita a guardare al passato: essa infatti permette di concentrarsi anche sulle performance presenti e future, configurandosi quindi come un prezioso strumento di supporto alle decisioni strategiche della direzione.
In quest’ottica la Contabilità Analitica supera i limiti di quella generale, che si ferma a una mera analisi finanziaria dell'azienda, essa infatti non presenta molte informazioni utili a prendere scelte di business consapevoli: producendo reportistica ad hoc, suddivisa per ogni settore, prodotto o business unit rilevante, fornisce preziose indicazioni ai manager per migliorare la produzione o le vendite.
Quali sono quindi le differenze principali tra Contabilità Generale e Analitica?
La distinzione più significativa da operare riguarda i destinatari e gli scopi dei due diversi tipi di Contabilità.
Da un lato, la contabilità generale produce informazioni rivolte verso l’esterno dell’organizzazione, generalmente verso le banche, i fornitori, lo Stato e gli analisti finanziari: mette quindi a disposizione di questi operatori le informazioni sulla salute dell’impresa, rispondendo altresì agli obblighi di legge contenuti nel Codice Civile.
Dall’altro, la contabilità analitica rivolge il proprio flusso informativo ai soggetti interni della struttura organizzativa aziendale: queste informazioni forniscono indicazioni utili sugli obiettivi da perseguire, sugli scostamenti dagli stessi e sulle performance ottenute finora.
Ulteriori distinzioni riguardano:
- la natura facoltativa della Contabilità Analitica, rispetto a quella obbligatoria della Contabilità Generale;
- data la natura obbligatoria della Contabilità Generale, essa deve rispondere a regole precise nell’esposizione dei dati (attraverso il sistema della partita doppia), come ad esempio l’orizzonte temporale di un anno;
- la Contabilità Analitica offre una certa discrezionalità per quanto riguarda la produzione di reportistica: essa non solo non è soggetta ad alcun obbligo di redazione, ma può fissare il proprio orizzonte temporale in maniera autonoma e libera, a seconda dell’obiettivo prefissato.
Ogni contabilità è mirata alla misurazione e al controllo di certi fattori, al fine di raggiungere determinati obiettivi.
Come abbiamo detto, la Contabilità Generale ha come obiettivo ultimo la redazione del bilancio di esercizio, il cui fine è quello di verificare l’andamento dell’impresa nell’ultimo anno di esercizio.
La Contabilità Analitica Industriale invece, dato l’ampio numero di applicazioni che permette, può:
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